E chi vi guarda più, cieli profondi…
I nostri occhi acceccati dalle cifre
non vedono più; non possono –
le azzurre dimensioni
della vita, gli immensi circoli del mondo,
le glorie della luce, dello spazio,
e sulle ali del vento più non sentono
le nostre antiche orecchie più che grida
e comizi frementi, disperati
di speranza….
E chi vi scrive più, versi felici
dei primi sogni, così tristi e imperfetti,
colorati soltanto di azzurro
e di cenere?
Parole aspre, frenetiche, contese
al cuore, questo è il nostro pane
di tutti i giorni, e di questi si nutre
anche il vostro avvenire
Se non credessi più questo: che un giorno
i miei occhi accecati rivedranno
tutti i cieli del mondo e le mie orecchie
le parole del mare e delle foglie
rivedranno suonare….
e chi vivrebbe più?
Pure oggi è questa
la legge ed io e te dobbiamo andare
per le strade del mondo, i poveri occhi
annegati nei libri della lotta
a leggere come si fa a creare
una casa mondiale che abbia cieli
profondi per i suoi soffitti azzurri
– e tutti gli abitanti il naso al vento
Autore: Gianni Toti
Data: 15 maggio 1952
Numero serie: 1952_0243
Evento scatenante: amore
Temi: amore; fragilità umana; malinconia; natura; estenuazione; ricerca
Emozioni trasferite nella scrittura: angoscia; amarezza; incertezza; fragilità; inquietudine; disillusione; rimpianto; speranza