Preghiera dopo la tempesta (Ima vihar utàn)

Udite, ora nasce nell’aria,
è il suo soffio leggero e abbrividisce,
il presagio della tempesta.
Compassione del vento, sulle tue ali
umide fredde la vostra preghiera
sale ed è forte l’ansia
come la pena triste del silenzio
quando tace la tua voce.

Ci ha destati il tuo soffio
tacito e la freschezza
per l’aria accesa e spenta ed era musica
vento divino, musica
sulle corde del cuore
tese dallo sgomento, nelle vene
i flussi della vita, un dolce suono
il vigore del canto e la tua gioia
la dolceterna gioia di rinascere.

Al tuo presagio divino, dolce vento,
siamo desti, attendiamo
la tua rugiada commossa
per noi da un più forte lamento
della pietà, del pianto
delle madri pei figli, sulla morte
rossa che appressava
una falce di fuoco nuda magra.

Ora ci salvi, rapidi gli uccelli
fuggono i rami e salgono le altezze
sulle altezze del vento. Come canta
la vita e come esalta, ci doniamo
divinità al tuo cuore, ora sappiamo
che dai la sofferenza come morte
per la vita la vita che ricanta
sempre il tuo canto sopra il tuo silenzio
il tuo grande silenzio, il grande canto.

Resuscita tu cuore e nel mio cuore
esausta la tua mano
di pace, la tua mano
fresca leggera amore
di tutto. – Si fa sera
serena sera già come altre sere
di pace e altri riposi
Tutto s’attenua si confonde tutto
vaga indistinta l’aria la preghiera
del sonno dolce morte, si fa freddo
è già freddo Signore ed era fiamma
dei cieli perché è sera ora ma tu
ridonaci Signore tu donavi
la tua spada di fuoco il tuo tormento.

Autore: Gianni Toti

Data: 11 ottobre 1943

Numero serie: 1943_0014

Evento motivante: Osservazione della natura

Temi: Natura

Emozioni trasferite nella scrittura: Angoscia; serenità